di Gimmy Susam
14-16 Giugno 100 km
In fondo, non è difficile scrivere qualcosa dopo un’avventura coinvolgente come il MAGRAID 100km nella teppa, dove ci siamo trovati e incontrati per condividere 100km di sofferenza e soddisfazione.
Potrei raccontare come 4 baldi giovani ( Toscan Stefania, Maritan Nicola, Moretto Stefano e Susan Gimmy), assolutamente non preparati per questo tipo di evento, si sono inconsciamente buttati a testa bassa in quest’avventura e ne sono usciti più forti di prima.
Potrei raccontarvi delle maniacale preparazione avvenuta nelle settimane precedente: controllo dei tempi, controllo degli integratori, controllo del riposo, controllo cancelli.
Potrei descrivere il fascino silenzioso e ascetico del Meduna e del Cellina percorse a 40 gradi assieme alla croce rossa, ai militari e a tutti i volontari impegnati per la ns. sicurezza.
Potrei descrivere delle 2 notti passate insonni per colpa dalla stanchezza e dalla preoccupazione di non farcela.
Potrei raccontare come le santissime mogli e compagne che si sono presentate in accampamento e ci hanno supportato nei momenti di cedimento psicologico.
Potrei lanciare una battuta sul brusco risveglio di Stefano, buttato giù dal letto dal pensiero del rancio.
Potrei raccontarvi che in presenza del nulla ci siamo sentiti pieni di sensazioni sconosciute, di ricordi, di stimoli, di paure.
Potrei suscitare un sorriso, finanche una risata nel raccontarvi di come la Stefania abbia visto Marco Olmo tutto nudo, come mamma lo ha fatto.
Potrei suscitare l’invia del ns. CASABIANCA nel dirgli che lo imitavo girando per tutto il campo in mutanda.
Potrei elogiare il ns. genio nel leggere la road map per non perdersi ( anche se io nella gara di sabato ho portato la road map di domenica)
Potrei elogiare il genio e la sregolatezza Nicola che dopo 55 km voleva andare in piazza per una birra. Quale piazza non era chiaro, visto che eravamo dentro un campo base militare.
Potrei prendere leggermente per i fondelli Stefania che ha preferito vivere questa avventura con Olmo piuttosto che spararsi 100 km di sofferenza ( n.d.r. infortunata al 10km si è dovuta ritirare).
Potrei descrivere le ns facce alla scoperta che Marco Olmo si è ritirato ancor prima della ns. Stefania.
Potrei descrivere la distribuzione ordinata su 4m2 di tutta la sacca abbigliamento del sottoscritto all’interno della tenda.
Potrei descrivere il bellissimo clima da camerata che ci ha contraddistinto per 3gg, e ringraziare Stefania di esser sempre stata al vari giochi di parole +/- pesanti che abbiamo scagliato su di lei. Questo le fa un grande onore.
Potrei descrivere la dottoressa che ci ha serviti/sopportati per tutta la corsa, nonostante il perenne filo di bava penzolante dalle mie labbra e nonostante l’indubbio prurito che deve averle causato il suddetto quando lei si girava e le fissavo il…lato b.
Potrei tessere le lodi a Nicola, per la pazienza pseudomaterna dimostrata nell’aspettarci sempre. E’ atleticamente un passo davanti a noi.
Potrei raccontare del paesaggio torrido che presenta questa gara. Dei sassi maledetti, stra maledetti e ultra maledetti che ci hanno distrutti i piedi piagandoli.
Potrei raccontare che dopo 10ore di pietrisco secco e caldo impossibile all’arrivo dell’ultima tappa ci ha dato fastidio anche l’acqua.
Potrei raccontare del paesaggio snervante, ma bello. Sì, bello
Potrei descrivere dei lunghi serpentoni che rendevano la gara simile a una marcia militare in campo nemico. Sembravamo dei reduci dalle campagne in Russia.
Potrei raccontare di come, nei momenti di difficoltà climatica, di difficoltà fisica, di difficoltà psicologica, i compagni di gara sono sempre d’aiuto e rendono il tutto un momento unico e spettacolare.
Potrei raccontare come i corridori del MAGRAVE’ a 4 km dall’arrivo ci incitavano, ci dicevano di tener duro. Vorrei ringrazia tutti quelli che vedendoci piangere come bambini a causa della sofferenza, della stanchezza e del cedimento mentale si fermavano; con una mano sella spalla ci iniettavano una goccia della loro forza e ci spronavano ad andare avanti.
Potrei raccontare come a 43 anni in momenti di difficoltà agonistica si inizia a piangere. A piangere. Ma ancor più va raccontato come si riesce ad alzarsi e proseguire al ricordo dei cari, delle ore di allenamento, al ricordo dei compagni che sono li con te e stanno soffrendo con te e forse più di te.
Potrei raccontare come una gara di questo tipo è unica, per quello che ti lascia dentro.
Potrei dirvi che in fondo discutere e scherzare attorno ad un tavolo da pranzo con persone piacevoli, anche se sconosciute, sia qualcosa la cui bellezza non ha nessun bisogno di essere elogiata.
Potrei sottolineare positivamente lo spirito che ci ha caratterizzati e che sempre accompagna le persone quando hanno la possibilità di conoscersi, di scherzare, di disquisire di qualsiasi cosa valga la pena.
Potrei raccontare come arriva la malinconia quando si fanno i bagagli e ci si avvia all’auto per lasciare una parte di noi in un territorio ostile.
Potrei raccontare come dopo soli 5gg torna la voglia di riprovarci e perché no di migliorarsi in questa lotta contro la natura.
Potrei raccontare come questa esperienza creerà nelle noste vite un pre Magraid e un post Magraid.
Potrei ringraziare tutti coloro che sono stati presenti per la pazienza con cui mi hanno ascoltato, per aver mostrato di apprezzare quello che fin qui ho avuto il piacere di scrivere, per tutti gli argomenti interessanti che hanno trattato e per tutte le battute divertenti che hanno fatto.
Se scrivessi cose di questo tipo, forse, potrei non essere divertente o coinvolgente o strong, come al solito. Ma fermandosi a pensare un attimo, forse qualche volta è il caso di sottolineare che le facce dietro al sacrificio di una 100 km hanno un loro valore, una storia, una vita e che a loro volta si intrecciano con altri valori, storie e vite. Forse è il caso di apprezzare, con il giusto sorriso, il pensiero per cui quando conosciamo qualcuno che soffre con te e se riusciamo ad andare oltre alla competizione agonistica per essere dei semplici FINISHER, ci scopriamo tutti migliori, più ricchi, cresciuti.
Quindi, in fondo, forse è il caso che io scriva soltanto:
Grazie a tutti per il magnifico RAID, speriamo che il prossimo coinvolga ancora altri!