Endurance Race in Grecia

la Grecia non è solo spiagge e isole da sogno ma è anche un territorio ricco di fascino e di storia. Per chi volesse esplorare zone meno battute dal turismo di massa all’interno di un trail vi invitiamo a leggere questa interessante proposta da parte dell’ amico Pavlos Diakoumakos dedicata ai Lupi e a tutti gli amici del Trail degli Eroi

Mount Tymfi – Greece 80 Km Endurance RaceTYMFI advert. flyer

(29/8 – 2/9/2013)

www.arcadiantrails.gr

Il pacchetto viaggio comprende: 4 notti in hotel con trattamento di mezzo pensione, colazione pre-gara, trasporti locali, iscrizione alla gara.

Per maggiori informazioni potete contattare direttamente l’organizzazione della gara all’indirizzo info@arcadiantrails.gr (anche in italiano)

Visualizza il programma completo:

Mt TYMFI-GREECE 80 KM ENDURANCE RACE

TRAIL DEL MALANDRINO 70 km – 4550 D+

di Claudio Manzone

“…..e tutto ebbe inizio” c’è scritto sull’home page del sito della gara.Il mio prologo è stato il seguente:telefonata con una persona a me molto cara il venerdi sera”ciao Claudio,ma che voce strana che hai,sei raffreddato?Si abbastanza ma nulla di grave.Ma hai la gara,te la senti?ma si fino a domani sera mi passerà,poi ho una bella sensazione.Quando penso alla gara,sudo.Quella è la febbre,coglione,la sua risposta.Chiusa la telefonata vado a letto con il pensiero rivolto al giorno dopo.Notte semi insonne perchè il naso colava come una fontana.Preparo tutta la roba con una serie di farmaci al seguito,treno e sono a China-Italy(Prato).Lascio il bagaglio e vado subito a ritirare il pettorale dopo aver passato il controllo rigidissimo delle”Pettoral-Gherls”(scritto proprio cosi)per il materiale obbligatorio.Qualche cazzata sparata con qualche conoscente ed arriva l’ora di cena.Mentre mangiucchio un po’ di riso con le zucchine inizio a sentire dei brividi di freddo.ma cosa vuoi che sia,sono a maniche corte,stiamo cenando all’aperto nel parco è normale!Vado in camera mi sdraio sul letto per riposare un po’…..battevo i denti,l’idea di dover partire a mezzanotte in quelle condizioni e dover far fatica per un tot di ore mi faceva stare peggio.Ma ormai ero li’……38° la temperatura.Ok,mi vesto mi preparo e vado alla partenza.L’adrenalina della gara aveva azzerato ogni malessere,pronti via partiamo.Si inizia subito a salire(non si finirà fino alla fine),buon ritmo,buone sensazioni.Appena arrivati sulla prima delle tre gobbe la città in basso brulica di luci,bellissimo.Ci inoltriamo in un fitto bosco,saliscendi continui,a tratti corribili,libero le gambe,vanno.Alle 5 del mattino inizia ad albeggiare ed io mitrovo a Pracchia,punto cruciale della gara.Da qui in poi iniziano le salite terribili che dai 300 mt mi porteranno ai quasi 2000.Attacco subito la prima salita che per 3 km non molla mai,continua,insesorabile,un muro di foglie e fango.Sono costretto a fermarmi perchè mi gira la testa per lo sforzo,sento che le mie condizioni stanno peggiorando ma le gambe son perfette.Ancora su(nel frattempo avevo già messo 40 km in cascina)fino al ristoro del Montanaro,siamo a 1567 mt di altezza(non me lo dimentichero’mai).Entro dentro come uno zombie,camino acceso,tepore,mangio qualcosa chiedo un termometro ad un volontario della Croce Rossa…..39,2!Bevo un te caldo e prendo un OKI.”O tu te la senti di ontinuare?”Ma si dico,al massimo mi ritiro al prossimo ristoro.Nel frattempo è uscito il sole ma io ho freddo,via la maglietta e indosso maglia termica a manica lunga e guscio in Gore-Tex(Santo e benedetto),fine della prima salita e siamo sul crinale.bello,stupendo,correre su un sentiero dove a stento ti ci stanno i piedi con i costoni della montagna che scivolano alla tua destra e sinistra e tutto intorno un panorama eccezionale(qui ho pensato di essere un po’ piu’vicino alla mia mamma 😉
Nel giro di diceci minuti cambia lo scenario,cielo plumbeo e vento.Qualche goccia di pioggia e intanto cominciamo ad attaccare Cima Tauffi….piu’ saliamo piu’ lec condizioni peggiorano.Ora c’è da affrontare il “libro aperto”la cima piu’ alta.Il vento soffia a 100 km/h(confermato dal meteo della protezione civile)pioggia quasi nevischio e temperatura tra i 3 ed i 5 gradi(il 9 Giugno seppur i montagna).Le discese su sassi levigatissimi e bagnati,misti ad erba rendono pericolosissimo il tragitto(si passerà da un punto esposto chiamato”dell’omo morto,mettere un piede fuori significa andare giu’)eppure nonostante tutto procedo,a fatica ma ormai devo arrivare all’Abetone.Finalmente il monte è stato conquistato,la discesa ripida e pericolosa pure,si inizia l’ultimo tratto di strada”umana”che mi porta sulla linea del traguardo.SONO UN MALANDRINO!
Voglio ringraziare gli uomini della protezione civile che con quel tempo infame erano li a presidiare i punti piu’ pericolosi a nostra protezione(per la cronaca poco dopo il mio passaggio hanno bloccato la corsa a circa 150 atleti prima dell’inizio delle due vette causa condizioni meteo proibitive).
Il lato oscuro dell’appennino ha colpito ancora,ma il Manzo non si batte!
Alla prossima 😉

Questo è il mio racconto del Trail del Malandrino!

Trail Alta Val Nure 60 km 3500 D+

di Claudio Manzone

Comincio dalla fine….quando mancano ormai 4/5 km tutti in discesa su uno strato di neve misto a fogliame,dopo esser caduto non meno di 20 volte rischiando veramente grosso……pregusto ormai un risultato che sentivo essere eccezionale,in una gara dal fondo ricoperto dall’inizio alla fine da 30 cm di neve ma……sento una voce che mi urla:NON DI QUA…..PORCA T@@@A,siamo fuori strada!Un ragazzo di Piacenza,guida alpina che conosce a menadito quelle montagne,partecipava alla staffetta mi ferma e mi dice:abbiamo sbagliato strada siamo troppo bassi,guarda dove dovremmo essere….alzo la testa e non ci volevo credere……..almeno 7/8 km per ritornare in dietro e tutti in SALITA dopo averne fatti circa 55 in quelle condizioni.Non ho pianto per decenza!Morale…16 assoluto nonostante tutto questo!

Rewind….la gara era nata sotto i peggiori auspici,già dal ritiro dei pattorali il sabato mattina una pioggia battente ed un freddo assolutamente fuori stagione lasciava presagire una giornata di tregenda.Poi vengo travolto da una ventata di altruismo e decido di ritirare anche i pacchi gara di 5 miei amici….a piedi con la pioggia battente con 6 buste in mano…mi son pentito subito ma ho pensato che sarei stato ricompensato per questa generosità.Quando poi son salito al rifugio,sede dell’arrivo ho pubblicato le foto che avrete visto,e li ho pensato che sarebbe stata davvero dura.Cena pre gara in una trattoria di Bettola(alla fine mi son convinto che la colpa di tutto questo è di Bersani,MALEDETTO)con altri trailers,qualche chiacchiera,presentazioni di rito,qualche battuta(uno appena conosciuto mi fa:”l’unico modo che hai per battermi domani,è quello di uccidermi).Dunque se uno mi conosce minimamente sa che io la mattina mi sono alzato con il solo proposito di arrivare davanti a lui,a qualunque costo.Ci sono arrivato ma di poco(solo 1 ora e 40 minuti prima)in fondo io non sono per niente competitivo!!!!

Tornando alla gara….a letto presto ma prima tutti i preparatitvi per la partenza curati in modo maniacale,abbigliamento,pettorale,integratori ecc.Sveglia abbondantemente anticipata(era prevista per le 4.15 ma io a quell’ora ero già docciato,deodorato,profumato e vestito)e colazione”volante”,udite udite:2 pacchetti di ORO CIOCK”che mentre masticavo pensavo:mi faranno male?Ci saranno troppi conservanti?Giungo in piazza a Bettola deposito la borsa qualche chiacchiera,pronti via!Subito 4,5 km di salita continua su asfalto(il fondo a me piu’congeniale)e subito nel gruppetto dei primi.Vado via regolare,FC normale,sento di stare bene.Poi usciamo dall’asfalto ed iniziamo entrando nel bosco sempre in salita,quasi 9 km di salita continua!Man mano che saliamo iniziamo a trovare la neve,prima sui bordi e sugli alberi,appena arriviamo in cresta sembrava di stare sul Cervino.Uno spettacolo unico,un bianco accecante in una giornata di sole insperata.Scolliniamo e comincia un tratto corribile,poi una discesa durante la quale scivolo almeno 3 volte!Scendiamo di quota,sorpasso un concorrente che mi aveva precedentemene superato ed ansimando mi dice:vai vai,vedo che tu quando c’è da correre ne hai,da adesso fino al 30mo è tutta corribile.Guardo il gps,eravamo al 17mo!Non mi pareva vero!!!!Ora devo recuperare!(ma dico si puo’ essere cosi idioti da pensare di”recuperare”una gara di 60 km quando ero ancora al 17mo e sapevo che davanti avevo max 10 persone?)Parto a testa bassa,ad  ogni bip del gps guardo di sfuggita….4’40″/4’30″….quando è cosi mi si chiude la vena,l’unica che porta qualche goccia di sangue in una testa completamente vuota!!!!!Rispetto i ristori dove riesco a mangiucchiare e bere qualcosa,nel frattempo cado altre 3/4 volte e cominciano le salite toste,dei veri e propri muri.In alcuni tratti si sale con l’ausilio delle funi,sia per la pendenza che per il fondo impossibile.Ho i piedi fradici dall’inizio,anche congelati visto che sono perennemente immersi nella neve,ai ristori mi verso addosso il te caldo ma non lo sento nemmeno…vabè!Al 40mo km ci comunicano che accorciano la gara per le condizioni del fondo su in cresta proibitive,un ragazzo parlotta con uno staffettista che ridacchiando dice:dai non ti preoccupare,la vedi quella casetta li su?Arrivate li e tornate indietro.Ecco se c’è una cosa che non sopporto è quando qualcuno fa lo spiritoso,bello fresco rispetto ad altri che hanno scolpito sul volto la sofferenza,non ancora finita oltretutto.Riguardo quella casetta,è un rifugio,riconosco benissimo l’impianto di risalita…minkia com’è in alto.E quanta neve!Ok avra detto una minkiata,bevo un po’ di te,un po sui piedi e riparto.Ma qui si sale sempre,sempre sempre…..aveva ragione l’idiota,devo arrivare fin lassu’!Ma quanta fatica,su un terreno impossibile,senza grip sotto le scarpe,le gambe faticano il triplo a spingerti su…salendo mi fermo al ristoro dove mi consolano dicendomi:dai l’ultimo strappo,bravissimo!Quanto sarà lungo,chiedo?Ma……7/800 metri,ma è dritta cosi(facendo un gesto inequivocabile con la mano piegata verso l’alto con un’inclinazione del polso rispetto all’avambraccio di 90 gradi!)E vaffanculo dico…..riparto!Questo è stato il momento che arriva in ogni gara in cui pensi:ma chi cazzo te l’ha fatto fare?Non erameglio starsene a letto?Eh no,amico!Su su su su…finalmente giro intorno alla croce che mi sentivo Mike Bongiorno nella pubblicità della grappa Bocchino(questa volta senza alcuna battuta di spirito)e finalmente incomincia la lunga discesa che mi porterà al traguardo.Ricado sistematicamente altre 4/5 volte fino a quando…….mi ritrovo all’inizio del racconto!

Gara bellissima ,dura anche per le condizioni del fondo.Un finale drammatico non è stato tanto lo sbaglio di percorso,quanto scoprire all’arrivo in condizioni disumane di stanchezza e di fango addosso che……le docce erano guaste!!!!!!!!!!Morale….indosso la roba pulita su uno strato di fango che fa bene alla pelle,riesco a trovare un passaggio che mi riporta alla macchina e finalmente dopo circa 1 ora e 30 min sono sotto la mia doccia bollente!.Adesso quando cammino sembro un ballerino di break dance…..non ho i capelli ma vi assicuro che mi fanno male anche i bulbi piliferi!Se penso che tra 15 giorni avro’ il Malandrino(70 km 4500 D+)mi sento male.ma chissenefrega,domani corsetta rigenerante e via andare,come se non ci fosse un domani!!!

Magraid: riflessioni

di Gimmy Susam

14-16 Giugno  100 km

In fondo, non è difficile scrivere qualcosa dopo un’avventura coinvolgente come il MAGRAID 100km nella teppa, dove ci siamo trovati e incontrati per condividere 100km di sofferenza e soddisfazione.

Potrei raccontare come 4 baldi giovani ( Toscan Stefania, Maritan Nicola, Moretto Stefano e Susan Gimmy), assolutamente non preparati per questo tipo di evento, si sono inconsciamente buttati a testa bassa in quest’avventura e ne sono usciti più forti di prima.

Potrei raccontarvi delle maniacale preparazione avvenuta nelle settimane precedente: controllo dei tempi, controllo degli integratori, controllo del riposo, controllo cancelli.

Potrei descrivere il fascino silenzioso e ascetico del Meduna e del Cellina  percorse a 40 gradi assieme alla croce rossa, ai militari e a tutti i volontari impegnati per la ns. sicurezza.

Potrei descrivere delle 2 notti passate insonni per colpa dalla stanchezza e dalla preoccupazione di non farcela.

Potrei raccontare come le santissime mogli e compagne che si sono  presentate in accampamento e ci hanno supportato nei momenti di cedimento psicologico.

Potrei lanciare una battuta sul brusco risveglio di Stefano, buttato giù dal letto dal pensiero del rancio.

Potrei raccontarvi che in presenza del nulla ci siamo sentiti pieni di sensazioni sconosciute, di ricordi, di stimoli, di paure.

Potrei suscitare un sorriso, finanche una risata nel raccontarvi di come la Stefania abbia visto Marco Olmo tutto nudo, come mamma lo ha fatto.

Potrei suscitare l’invia del ns. CASABIANCA nel dirgli che lo imitavo girando per tutto il campo in mutanda.

Potrei elogiare il ns. genio nel leggere la road map per non perdersi ( anche se io nella gara di sabato ho portato la road map di domenica)

Potrei elogiare il genio e la sregolatezza Nicola che dopo 55 km voleva andare in piazza per una birra. Quale piazza non era chiaro, visto che eravamo dentro un campo base militare.

Potrei prendere leggermente per i fondelli Stefania che ha preferito vivere questa avventura con Olmo piuttosto che spararsi 100 km di sofferenza ( n.d.r. infortunata al 10km si è dovuta ritirare).

Potrei descrivere le ns facce alla scoperta che Marco Olmo si è ritirato ancor prima della ns. Stefania.

Potrei descrivere la distribuzione ordinata su 4m2 di tutta la sacca abbigliamento del sottoscritto all’interno della tenda.

Potrei descrivere il bellissimo clima da camerata che ci ha contraddistinto per 3gg, e ringraziare Stefania di esser sempre stata al vari giochi di parole +/- pesanti che abbiamo scagliato su di lei. Questo le fa un grande onore.

Potrei descrivere la dottoressa che ci ha serviti/sopportati per tutta la corsa, nonostante il perenne filo di bava penzolante dalle mie labbra e nonostante l’indubbio prurito che deve averle causato il suddetto quando lei si girava e le fissavo il…lato b.

Potrei tessere le lodi a Nicola, per la pazienza pseudomaterna dimostrata nell’aspettarci sempre. E’ atleticamente un passo davanti a noi.

Potrei raccontare del paesaggio torrido che presenta questa gara. Dei sassi maledetti, stra maledetti e ultra maledetti che ci hanno distrutti i piedi piagandoli.

Potrei raccontare che dopo 10ore di pietrisco secco e caldo impossibile all’arrivo dell’ultima tappa ci ha dato fastidio anche l’acqua.

Potrei raccontare del paesaggio snervante, ma bello. Sì, bello

Potrei descrivere dei lunghi serpentoni che rendevano la gara simile a una marcia militare in campo nemico. Sembravamo dei reduci dalle campagne in Russia.

Potrei raccontare di come, nei momenti di difficoltà climatica, di difficoltà fisica, di difficoltà psicologica, i compagni di gara sono sempre d’aiuto e rendono il tutto un momento unico e spettacolare.

Potrei raccontare come i corridori del MAGRAVE’ a 4 km dall’arrivo ci incitavano, ci dicevano di tener duro. Vorrei ringrazia tutti quelli che vedendoci piangere come bambini a causa della sofferenza, della stanchezza e del cedimento mentale si fermavano; con una mano sella spalla ci iniettavano una goccia della loro forza e ci spronavano ad andare avanti.

Potrei raccontare come a 43 anni in momenti di difficoltà agonistica si inizia a piangere. A piangere. Ma ancor più va raccontato come si riesce ad alzarsi e proseguire al ricordo dei cari, delle ore di allenamento, al ricordo dei compagni che sono li con te e stanno soffrendo con te e forse più di te.

Potrei raccontare come una gara di questo tipo è unica, per quello che ti lascia dentro.

Potrei dirvi che in fondo discutere e scherzare attorno ad un tavolo da pranzo con persone piacevoli, anche se sconosciute,  sia qualcosa la cui bellezza non ha nessun bisogno di essere elogiata.

Potrei sottolineare positivamente lo spirito che ci ha caratterizzati e che sempre accompagna le persone quando hanno la possibilità di conoscersi, di scherzare, di disquisire di qualsiasi cosa valga la pena.

Potrei raccontare come arriva la malinconia quando si fanno i bagagli e ci si avvia all’auto per lasciare una parte di noi in un territorio ostile.

Potrei raccontare come dopo soli 5gg torna la voglia di riprovarci e perché no di migliorarsi in questa lotta contro la natura.

Potrei raccontare come questa esperienza creerà nelle noste vite un pre Magraid e un post Magraid.

Potrei ringraziare tutti coloro che sono stati presenti per la pazienza con cui mi hanno ascoltato, per aver mostrato di apprezzare quello che fin qui ho avuto il piacere di scrivere, per tutti gli argomenti interessanti che hanno trattato e per tutte le battute divertenti che hanno fatto.

Se scrivessi cose di questo tipo, forse, potrei non essere divertente o coinvolgente o strong, come al solito. Ma fermandosi a pensare un attimo, forse qualche volta è il caso di sottolineare che le facce dietro al sacrificio di una 100 km hanno un loro valore, una storia, una vita e che a loro volta si intrecciano con altri valori, storie e vite. Forse è il caso di apprezzare, con il giusto sorriso, il pensiero per cui quando conosciamo qualcuno che soffre con te e se riusciamo ad andare oltre alla competizione agonistica per essere dei semplici FINISHER, ci scopriamo tutti migliori, più ricchi, cresciuti.

Quindi, in fondo, forse è il caso che io scriva soltanto:

Grazie a tutti per il magnifico RAID, speriamo che il prossimo coinvolga ancora altri!

The Abbot’s Way

Di Claudio Manzone

Eccomi qua a raccontarVi questa mia avventura lunga 125 km che da Pontremoli mi ha portato a Bobbio cavalcando buona parte dell’Appennino. Come sempre ho cercato di preparare questa gara in ogni minimo dettaglio anche se in realtà mi mancano ancora molto i dislivelli nelle gambe. Serata precedente come di consueto passata in solitudine, ricca cena per ricarica dei carboidrati ed a letto presto. Sveglia di buon’ora, colazione e via verso la partenza. Mattinata di sole che promette gran caldo ,alle 8…via! Mi ero ripromesso di partire cauto vista la lunghezza della gara e mi sembrava di esser stato prudente, in realtà davanti non vedevo tanta gente tanto è vero che un mio amico che faceva assistenza si è stupito quando al primo ristoro dopo circa 12 km ero in 10ma posizione assoluta! “Ma sei già qui? Dai lasciali andare la gara è ancora lunga” Decido di continuare con un passo che sembrava essere giusto ed intanto cominciava il sali/scendi bello duro. Arrivo al ristoro del 35mo km ed ero 13mo.Intanto il caldo cominciava a diventare opprimente ,umidità ai massimi livelli. Subito dopo il ristoro attacca una salita da paura, lunga che non molla un attimo alla fine della quale comincio ad avvertire un po’ di stanchezza ma nel complesso tutto ok. La mia preoccupazione pero’è cominciata quando ho iniziato ad avere lo stomaco chiuso, non riuscivo piu’ad alimentarmi ,i gel mi facevano venire il conato di vomito, pensare ad ingoiare qualcosa di solido peggio ancora.Questo è quello che non dovrebbe MAI succedere in una gara cosi lunga e dura ed invece….Da li in poi inizia la vera sofferenza, km dopo km capisco che sto esaurendo le energie e senza alimentazione non avrei potuto continuare. Riesco a mandare giu’ un gel prima di un altro strappo in salita ma sento che non basta. Ok mi son detto,arriva fino al cambio a Bardi (km 65) e ti ritiri. Cazzo pero’! Scollino dopo una salita e vedo il castello di Bardi, sembra di poterlo toccare con la mano ma invece……ti mandano giu’in piacchiata, poi ti deviano per un’altra salita, poi di nuovo giu’tanto da dover alzare la testa per vederlo….alla fine ci sono,con un ritardo sulla mia tabella di circa 1h 30 min! Il mio amico mi viene incontro e mi dice”Cosa ti è successo? Stai bene? Ti aspettavo 2 ore fa! “Non ce la faccio piu’, basta mi ritiro, pensare di fare altri 60 km mi fa star male. Lui avrebbe dovuto fare la staffetta ma il suo compagno si è ritirato al 38mo km causa crampi. Nel frattempo giungevano notizie di ritiri eccellenti,il caldo e la durezza del percorso stavano falcidiando i partecipanti. Mi siedo, cerco di bere mentre lui mi dice “se te la senti proseguiamo la gara insieme,al massimo ti ritiri a Farini (altri 30 km,una vita!) .Bè per sincerità dico che se non ci fosse stato lui la mia gara sarebbe terminata li invece…..mi cambio la maglietta provo a bere qualcosa e …RIPARTO! Dopo circa 500 mt attacca la salita ripida verso il Monte Lama e vediamo scendere un concorrente in senso opposto:”Tutto bene? Macchè, son cotto torno indietro, mi ritiro “Ecco ho pensato, adesso vado anch’io con lui” ma…..ho tenuto duro e via a salire! Salita dura, fangosa, i piedi completamente bagnati d’acqua e fango ma un paesaggio spettacolare. Arriviamo in cima al Monte Lama che comincia a far buio, tira vento e accendiamo le frontali, prossimo ristoro Bruzzi. Li finalmente riesco a mangiare un pezzetto di focaccia, a bere un po’ di te ma la sosta mi ha gelato il sudore addosso, infilo una maglia termica e ripartiamo. Il poco cibo entrato in circolo mi ha dato un po’ di piglio tanto è vero che recuperiamo dei concorrenti lungo il percorso, torna il morale e si allontana la crisi. Arriviamo al ristoro di Farini, 90mo km, il punto di non ritorno. Mangio mezzo piatto di pasta in bianco e via ripartiamo subito, se penso che mancheranno ancora 6 ore all’arrivo in quelle condizioni getto la spugna. Nel frattempo è notte fonda, son 16 ore sulle gambe passando dai quasi 0 gradi del mattino ai 5 gradi sul Lama e adesso dobbiamo affrontare la salita della Sella dei Generali!!! Di notte nel bosco, illuminato solo dalle frontali, nel silenzio piu’ assoluto, con la stanchezza che ti avvolge, solo la testa ed il cuore ti possono spingere ad andare avanti. Ti senti osservato dagli animali che popolano quei luoghi, le ombre delle foglie ti sembrano presenze silenziose, i pensieri piu’ intimi riaffiorano e ti fanno compagnia. La stanchezza ci faceva risparmiare anche le parole, km e km di silenzi senza incontrare anima viva, i distacchi con i concorrenti sono notevoli. Arriviamo in cima alla Sella dei Generali, sulla cresta tira vento forte, ci fermiamo al ristoro nella tenda della protezione civile, ho freddo nonostante sia coperto bene, non riesco piu’ a mangiare ne a bere…decido di ripartire subito. Ormai ci sono,non posso mollare li, ancora 3 ore e sono all’arrivo dai dai! Inizia la discesa verso Bobbio, le pietre mi spaccano i piedi, le ginocchia urlano pietà, ho freddo, sonno, ho male dappertutto ma DEVO portarla a termine. Inizia ad albeggiare spegniamo le frontali e dopo uno scollinamento intravediamo il ponte di Bobbio e tutto il paese illuminato…..ci siamo quasi, ultimi sforzi! Il mio amico, molto piu’ esperto di me ricomincia a parlare mi incoraggia, mi dice che ancora non me ne rendo conto ma ho compiuto un’impresa, che sono stato un grande che devo essere contento di me. Appena rientriamo sull’asfalto per entrare nel paese ricomincio a correre come se avessi appena iniziato…ecco ci siamo, da lontano l’arco dell’arrivo….l’Abbot’s Way è MIA!!!!!
Che dire….un viaggio con se stessi, dentro se stessi, unico ,inimmaginabile. Come ho già detto due sono le emozioni piu’ forti e contrastanti: auguro al mio peggior nemico tutte le sofferenze patite, alle persone a cui voglio bene invece, tutte le emozioni provate in queste 22 ore di cavalcata attraverso l’Appennino lungo la via degli Abati! Perchè ad ognuno di Voi che mi legge,è giunto un pensiero durante questa meravigliosa ed entusiasmante avventura!

Diario di Viaggio in Etiopia (Ethiopian Lakes Trail)

di Massimo Staffolani

Sono partito per l’Etiopia carico di aspettative, pensando che difficilmente avrei provato le emozioni vissute nel 2011 in Senegal.

Sono tornato carico, anzi stracarico di immagini, ricordi, emozioni, sensazioni che forse ho provato solo nel 2010 in Colombia, quando abbiamo adottato Francisco.

Mi rincresce non aver portato altre scarpe, altri vestiti, altri giochi per i bambini, altre biro, altre cose che nelle nostre case finiscono spesso in cantina, o dietro a qualche armadio, e alla fine ci si dimentica di averle acquistate.

Avevo il presentimento che la corsa sarebbe stato solo un pretesto, infatti ho lasciato a casa l’orologio, perché , come dicono in Africa, noi abbiamo l’orologio, loro hanno il tempo.

In questa frase sono racchiusi tanti concetti. Noi siamo sempre stressati perché siamo ossessionati di non poter aver abbastanza tempo per tutte le nostre cose…tutte quante molto importanti, e difficilmente rimandabili. Loro invece quando bevono un caffè fanno un rito che prevede la tostatura dei chicchi, poi ridotti in polvere e infine in caffettiera. Il tutto necessità mezzora….tempo che noi considereremmo eccessivo, ma a loro serve per ritrovarsi, per parlare e a volte anche per chiarire situazioni di faide famigliari che da noi finirebbero sicuramente per arricchire schiere di avvocati.

L’africa ha la faccia allegra e spensierata di alcuni bambini,etiopia1

che ci ricordano quanta felicità si può trovare in una vita priva di benessere, ma anche la faccia seria di questa bambina

etiopia2

che invece mi ha fissato tanto a lungo. Uno sguardo rivolto proprio a me, e ho sentito prima i brividi ,e poi un pugno diretto allo stomaco. Come si può rimanere indifferenti di fronte a questo sguardo ??  Mi sono sentito colpevole di esser nato e vissuto in uno stato che adesso teme per una decrescita economica, che non è in grado di consumare tutto quello che produce e quindi è costretto a distruggerlo, per il bene del mercato, perché è una società fatta di ingranaggi, di meccanismi dove il lato umano rappresenta solo un disturbo, un pericolo e quindi và estirpato.

Lo sguardo severo di questa bambina mi è rimasto addosso…lo sento la mattina quando mi sveglio e la sera quando vado a letto. Sarà forse questo il mal d’Africa ??

Questo viaggio è figlio di un incontro casuale. L’amico Giuseppe me ne ha parlato di sfuggita durante una corsa.

Per lui quest’anno era la terza edizione. Ricordo che le parole che mi sono rimaste impresse nella mente erano: bambini, emozioni.

I bambini sono ovunque, soprattutto lungo i sentieri che abbiamo percorso nelle 4 tappe. Alcuni erano combattuti tra la curiosità e la paura. Alzavo la mano per battere il “cinque” ed alcuni, quelli più piccoli, scappavano impauriti  e in lacrime, perché quel gesto forse era troppo simile alle punizioni che avevano ricevuto dagli adulti del villaggio.

I più coraggiosi mi prendevano la mano e mentre correvo con loro sentivo altri passi dietro di me.

Facevano a gara per poter correre insieme a me. Difficile poter descrivere cosa si prova con un’esperienza simile.  Senti il cuore battere forte e temi che alla fatica, al caldo(30°) , all’ altitudine(1800°) , si aggiunga anche un carico di emozioni che potrebbe essere fatale.

Allora rallenti, non pensi alla classifica(anche perché con noi corrono ragazzi Etiopi che sono in grado di percorrere la mezza maratona in 1h e 5min) e ti concentri su tutto quello che è di contorno alla corsa, perché il bello è lì ,e non nel metro quadro “polveroso” che si trova davanti a te.

Rallenti anche perché hai paura di non riuscire a salutare tutti i bambini, i ragazzi che hanno aspettato un anno intero. Canti Waka Waka, non ti ricordi le parole, loro ti aiutano perché si ricordano che l’anno scorso un altro “viso pallido” glielo ha insegnato.

Finisci la corsa con un sorriso ebete stampato sulla faccia. Contento ma al tempo stesso consapevole che le emozioni provate, seppur intrappolate indelebilmente nella tua mente, sarà difficile poterle rivivere in altri posti.

E allora ripensi allo sguardo severo di quella bambina. Quello sguardo che mi ha stregato e che sono sicuro rivedrò presto……………………………….

TRAVERSATA COLLI EUGANEI 2013

Di Claudio Manzone

Come promesso eccomi a raccontarVi la mia esperienza in questa seconda gara,la Traversata dei Colli Euganei 42 km(alla fine 43,5)con 2000 m D+.La gara parte da Teolo un piccolo borgo nel cuore dei colli Euganei a due passi da Abano Terme,località a me cara per aver lavorato per lungo tempo quando vivevo a Bassano del Grappa.Fortunatamente il bel tempo degli ultimi giorni ha asciugato il copioso fango presente sul percorso e le previsioni di una giornata calda(finalmente)facevano ben sperare.Uno sguardo all’altimetria che seppur non da gara di montagna presentava una caratteristica precisa:la gara poteva essere racchiusa in tre tronconi,tre strappi cattivi distribuiti durante il percorso.A differenza dell’Ultrabericus infatti,molto piu’ corribile e con salite mai eccessive,questa gara invece presentava questi tre strappi(specialmente l’ultimo)assai impegnativi.

Riporto di seguito la descrizione dell’ultimo tratto direttamente dal sito della corsa,cosi da descrivere il”calvario”finale e mi scuso per l’inesattezza dei”quadricipiti femorali”(in realtà bicipiti femorali):

E’ il 33° km e da qui inizia il vero banco di prova, il calvario del monte della Madonna. La stradina asfaltata sale decisa verso Teolo. La si segue per qualche centinaia di metri per poi lasciarla alla volta del monte Comun e quindi del monte Altore. Nel bosco di castagni la salita inizia a diventare impegnativa. Poi è la volta di un vigneto e della sella che collega al Monte della Madonna. Il ripido sentiero intagliato nelle rocce esposte al sole su cui crescono le opunzie (piccoli fichi d’india) porta al romitorio di sant’Antonio abate (detto “porcelletto” per via delle raffigurazioni popolari in cui si trova al suino da cui, secondo la tradizione, avrebbe tratto la cura per il fuoco di sant’Antonio, da cui anche sant’Antonio “del fogo”. Si tratta di un ex monastero benedettino del trecento con la chiesetta, il piccolo campanile e la grotta della Madonna. Nel fondo della grotta c’è una delle più alte sorgenti dei Colli Euganei, a quota 350 m).

La salita è dura, molto dura, anche per i più allenati. E’ praticamente impensabile riuscire a correre con queste pendenze dopo oltre 35 km. Da Sant’Antonio alla cima del colle ci sono ancora 120 metri di dislivello, un affaccio incantevole sulla pianura (“il salto delle volpi”, trampolino di lancio per deltaplani e para-pendii) e qualche probabile visione mistica. Il tempo di ristorarsi e tirare il fiato e dalla cima del colle ci si proietta al passo delle Fiorine, area verde di indubbia bellezza frequentatissima dai padovani nei fine settimana di primavera ed estate. Ci sono ancora mezzo chilometro di salita e 130 metri di dislivello. La strada bianca sale comoda a tornanti sul Monte Grande, ma a questo punto la fatica fa sembrare impossibile qualunque salita. Una volta in cima, vista la caratteristica antenna a sfera, ci si può finalmente concentrare per l’ultima ma intensa discesa.

Tre chilometri, metà sentiero, ripido stretto e tecnico, metà strada, via Groppetto, con una pendenza estrema che mette a durissima prova la tenuta dei quadricipiti femorali (alcuni si trovano costretti a scendere in retromarcia!). Quando poi la pendenza si calma e la strada piega a gomito verso destra si iniziano a sentire le voci dell’arrivo, quindi a sentire gli applausi degli spettatori ai bordi del sagrato della parrocchiale. E’ villa di Teolo con lo striscione e il banchetto dell’organizzazione. Si entra nel cortile parrocchiale ed è … finita!”

Si parte alle 8 del mattino,in effetti la giornata è bellissima anche se ancora un po’ freschina.Niente zaino ma solo borraccia visti i tanti ristori,maltodestrine in pole position,gel e……si parte.Mi ero ripromesso di partire piano,di gestire la gara ma il giorno prima sento parlare due amici del posto che dicono”ti doman che intension ghe to?Parti to pian?Si to mato?Ghe se a stretoia,partimo forte se no restemo blocai”Omminkia mi son detto,addio buoni propositi.Ok mi dico,pero’ non guardare l’orologio,vai a sensazione.Parto tra i primi ad un’andatura non da crociera,sento il bip del primo km ma non guardo,continuo.Pero’ vedevo il vincitore non lontanissimo da me……sento il bip del secondo km…guardo:4’13” echecazzo!!!Ok giusto il tempo di pensare di rallentare e si comincia a salire.Seguo alla lettera le indicazioni impartitemi:bevi anchese non hai sete,prima delle salite lunghe vai di gel ed ai ristori sali e mangia qualcosa di salato.Non ho sbagliato ne saltato nulla infatti nessuna crisi.Andatura costante mentre il caldo comincia a farsi sentire,eccome!In salita mi sento benissimo infatti supero parecchia gente ma in discesa……un vero disastro!D’altronde ci vuole tecnica e devo ancora acquisirla,un po’ come se ad uno di Livigno gli chiedi di arrampicarsi sugli scogli della grotta della poesia e fare un carpiato(per i non leccesi trattasi di un luogo meraviglioso sul mare dove da ragazzi,da aprile anzichè andare a scuola si facevano gare di tuffi).Pero’ siccome ho la testa di minkia voglio andar veloce lo stesso e quindi…eccomi servito:un passaggio tecnico con fune tirata,sono arrivato a canna e pensando di fare Tarzan,mi sono tenuto alla corda per non volare giu’……ho sentito un sibilo ed un bruciore fortissimo alla mano,risultato:due dita scarnificate,via di netto strati e strati di pelle!Non fa niente si continua,anzi ancora piu’ forte……altra discesa tecnica con sassi scivolosi e……ne prendo di punta uno che mi proietta secco contro un albero.Nella mano destra avevo la borraccia(che scienziato,in discesa con la borraccia in mano)quindi riesco a parare parzialmente l’urto,ematoma sulla spalla destra e ginocchio sanguinolento!Raccolgo la borraccia e mi dico ad alta voce :”MA SI CUGGHIUNE”(Ma sei coglione)e riparto a spron battuto.Ninete di particolare da segnalare fino al famoso ultimo strappo,ben descritto dagli organizzatori.Quello che piu’ mi ha fatto soffrire è stata la discesa finale,una pendenza del 23%,cazzo!!!Le unghie stavano guarendo ma adesso……..

Arrivato contento,di tutto nonostante tutto.Bella gara,bellissima giornata.Adesso alzo l’asticella,prossima gara The Abbot’s Way il 4/5 Maggio,125 km e 5500 m D+……io ci provo!

Stay tuned!

Un ottimo giorno per andare..”A caccia..Del Mio Cervo” – Lavatrail 2013

di Davide Zanetti

La mia passione per la corsa in Natura mi ha avvicinato ad Atleti e Professionisti che mi hanno portato a conoscere l’evoluzione dell’animale bipede chiamato Uomo.
Noi siamo Primati Bipedi Predatori Carnivori, che hanno sviluppato nella corsa il loro sistema di predazione. Sfianchiamo la preda facendola correre.
Ed è così che io vedo la mia corsa, la mia caccia alle Emozioni.

Ore 2.30. Appena appoggio i piedi il cervello subito si attiva, controllo i materiali, per l’ennesima volta.
L’emozione aumenta..sempre più!
Alle 3.45 sono sull’autobus che ci porta alla partenza, si scherza con i compagni di caccia, Ale, Federico ed Adriano, condividendo le emozioni per abbassare il livello della tensione.Tutti sappiamo che sarà una giornata impegnativa, dura..avventurosa.
Ognuno di Noi è lì per vivere la sua migliore giornata di caccia.

Alle 5 puntuali partiamo, è buio… le tracce poche e poco visibili. Le lampade servono come l’aria che respiriamo, senza saremmo persi e perderemmo le tracce. La bestia è intelligente, cerca di confonderle, tra i rovi rinsecchiti e spinosi, dal vento e dal sole che sempre sono presenti.
Subito ci si inerpica per le pendici dei Vulcani Maguez, El Gallo,Penas del Chache. Le pendenze sono impegnative e perdo Ale già dai primi chilometri, è una Gazzella.
Io approfitto delle discese per isolarmi e concentrarmi sulla caccia, ascoltando i miei sensi e le sensazioni che l’ambiente mi dà.

Con il buio mi distraggo poco e riesco a stare dietro alle poche tracce. L’alba però mi mostra un paesaggio che mi fa perdere l’orientamento. La bellezza che mi si presenta davanti agli occhi è incredibile, una bellezza cruda, selvaggia, calda. Mi accorgo però di non essere l’unico a subirne il fascino, altri cacciatori si sono persi come me!
Le ritroviamo e riprendiamo velocemente la via, giù per le pendici del vulcano…iniziamo ad intravvedere il mare….che immagine stupenda.
Il sole che spezza le nuvole e Vi si infrange!

Arrivo alla Playa de Famara, senza accorgermi che sono passate già piú di quattro ore.
Il mare è sferzato dal vento che è sempre presente fra i nostri passi, è un vento ristoratore ma che ti inaridisce la bocca. L’acqua e le arance, fonte essenziale per continuare, ti rinfrescano, dissetano e ti danno la spinta a far ripartire le gambe.

Attraverso un mare di Lava antica, dove l’uomo è riuscito a ricavare coltivazioni di viti, utilizzando sistemi ingegnosi per proteggerle dal vento….
Salgo al Sòo, al Mancha Blanca, al Caldera Gaida. Sono vulcani bassi, che si lasciano attaccare facilmente. La mia preda più volte tenta di approfittare del terreno sconnesso per far perdere le sue tracce, ma io sono sempre attento e concentrato. Gli tengo la corda corta, Lo Voglio raggiungere, catturare.
La determinazione è forte, sapevo che sarebbe stata una prova impegnativa, dura. Mi sono preparato. So di esserci.

Atalanya de Femes, sono trascorse dieci ore quando vi arrivo. Dal Gaida a qui sono passati 10km, sono sceso di 200mt e salito di 300, con pendenze del 30%. Ora le caviglie si fanno sentire, la stanchezza pure.
Ma Il mio Cervo si sta stancando, Più di me!

Esce fuori il sole, le nuvole si diradano. I colori mutano. La lava si scalda. Il vento secca ancora di più. La necessità di acqua aumenta.
Continuo con il mio passo…. Le pendenze aumentano, sento che mi sto avvicinando al momento della cattura. Vedo avvicinarsi il Pico de la Aceituna. Lo affronto. Subito dopo arrivo al cospetto del Hacha Grande.
Sono a 84 km….difronte ho un muro.

Fa caldo. Le gambe sono stanche. Mi posiziono con le mani dietro la schiena e vado….attacco.
Mentre arrivo in cima penso al divertimento della discesa. La sorpresa è che la discesa è più ripida della salita, divertimento poco, attenzione tanta.
Finita la discesa rimango in cresta, con il dubbio costante di aver perso le traccie. Il dubbio mi rimane fino al Morros Hacha Cicha dove le ritrovo. La tranquillità di esser ancora in caccia, mi permette di accorgermi che sono vicino al tramonto. I colori cambiano, volgono al rosso.
Mi sto avvicinando nuovamente alla costa, la spiaggia si avvicina.
Quando arrivo alla Playa de Papagayo, vengo distratto dalla bellezza della natura, dell’acqua che si infrange con forza sulla costa. Mi fermo a perdermi nei miei pensieri, ad ascoltare le emozioni, a scorgere il mutare dei colori, al veloce sopraggiungere del tramonto.

Vedo la mia preda!

Mi sveglio dal sogno e riprendo a correre….è vicina….Mi affretto a raggiungerla.
è stanca, lo sento. Anch’io, ma ne ho ancora.
Corro, corro. Mi preparo ad agguantarLo.
Eccolo!
Preso! Si ho preso il mio Cervo, la caccia è stata impegnativa, ma alla fine c’è l’ho fatta!!
è nelle Mie mani…lo accarezzo…gli permetto di riprendersi e….lo libero!!
Si! Corri via!
Corri più veloce che puoi!
Corri, mia Emozione, mia Gioia, mia Passione!
Alla prossima caccia!

ULTRABERICUS 2013

di Claudio Manzone

Come promesso,eccomi qui a raccontarVi nel dettaglio com’è andata la mia gara in quel di Vicenza.Devo fare una premessa fondamentale:era la mia seconda gara in assoluto di Trail(la prima disputata sabato scorso ma su un percorso di”soli”20 km)e ovviamente mi son voluto subito mettere alla prova con una gara”ultra”che avrebbe dovuto misurare 65 km di lunghezza ed un dislivello positivo di 2500 mt.Alla fine i km sono stati quasi 69 ed il dislivello di circa 2800 mt!!!!La preparazione è stata scrupolosa come avete potuto notare dai miei report giornalieri ma anche qui è obbligatoria una precisazione.In questi mesi mi sono sempre allenato su asfalto,inserendo molti collinari ed avando accumulato un chilometraggio su allenamento unico di 42 km.Solo due volte ho effettuato allenamenti su terreno simile a quello di gara(sentieri,bosco,pietraie,single track ecc ecc).per darVi un’idea della differenza in termini di velocità tra correre su asfalto con gli stessi dislivelli e correre in fuoristrada,ci sono dai 3 ai 4 minuti a km di media!!!!!!Per me che corro su asfalto ad una media di 4’/4’10” a km sappiate che ho chiuso la gara alla media di 7’39″/km.Detto questo passo alla cronaca.La notte del venerdi ho riposato poco,l’agitazione con il passare delle ore cresceva sempre piu’.Colazione alle 7.30 poi doccia e vestizione.Incontro con altri ragazzi del mio team,foto di rito e poi superata la zona di punzonatora sono entrato in area partenza.La piazza dei Signori di Vicenza era gremita di gente nonostante un freddo pungente,il DJ pompava musica a palla che variava dagli AC/DC ai PINK FLOYD ai QUEEN,adrenalina a mille.Alle 9.45 brefing sulla linea di partenza ed inizia il conto alla rovescia….si parte!!!!Io non amo correre nel gruppo anche perchè mi infastidisce sentire il fiatone degli altri concorrenti,le scatarrate e le soffiate di naso” a mano libera”quindi scatto subito davanti e resto nel gruppo dei primi fino al 7/8 km.Salto volutamente il ristoro del 10mo km,ad un bivio uno dei tanti volontari gentilissimi e sempre pronti ad incoraggiare i concorrenti mi fa:vai toso,te vedo ben!!!!Mi strappa un sorriso ed intanto il percorso inizia ad innervosirsi con strappi di salita ripidi e scivolosissimi.Piu’ che le salite pero’son le discese che mi impensieriscono,sono un cane malato!!!Pietraie scivolose mi consigliano un ritmo attento ma intanto iniziano a sorpassarmi e mi innervosisco!!!Nelle salite recupero qualcosa ma dopo c’è sempre un fottuta discesa!Al 20mo km circa c’è un secondo ristoro,subito prima un ragazzino con macchina fotografica mi fa una foto e mi dice:vai che c’è un ristoro che sembra il matrimonio della Regina!!!In effetti è cosi:formaggi,salumi,crostate,frutta secca,integratori,birra,coca cola,acqua,te,brodo,frutta….un tripudio!Mangio due spicchi d’arancio,una manciata di noci e mandorle riempio la borraccia e riparto.Subito dopo il ristoro vedo un muro davanti,alzo la testa e vedo delle piccolissime macchie di colore avanzare lentamente attraverso il bosco:una salita ripidissima con gli altri concorrenti che arrancando si arrampicavano su.Per agevolare la salita c’erano delle funi tra un albero ed un altro per potersi tirar su con piu’facilità,il tutto condito con abbondante fango e muschio sui sassi lisci!Dopo questa salita si riprende con una serie di saliscendi nervosi che segano le gambe,intorno al 30mo km mangio due barrette di maltodstrine e bevo dell’acqua.Sento che non è sufficiente,sta arrivando”il muro del 35mo km del maratoneta”comincio a sentirmi senza forze.Mancano ancora 6 km al succesivo ristoro!Con forza continuo come posso sorpasso un concorrente che ansimando mi dice:casso su in zima go visto un tendon,ghe sarà mia el ristoro?Non ho avuto nemmeno la forza di rispondere.In effetti aveva ragione al 35mo km c’era il ristoro con il cambio dei concorrenti che facevano la staffetta.Anche qui c’era la qualunque,ho mangiato un paio di pezzi di grana,la solita frutta secca,un pezzo di banana,arancia,ho riempito la borraccia e via ancora.Dopo 2/3 km il cibo ed i liquidi mi hanno ridato vigore ed ho ripreso a spingere in un susseguirsi di salite e discese.Non si faceva in tempo a far sciogliere la gamba che subito un’altra salita,poi giu’ripidi(le discese spaccano le gambe,fanno saltare le unghie(solo 2 io),inchiodano la schiena.Verso il 45 mo km altro ristoro e li ho cominciato ad avere strane sensazioni,sentivo la voce di Papa Francesco,cominciavo a passare in rassegna ognuno di Voi,immaginavo cosa avreste potuto dirmi in quel momento ma io Vi rispondevo che non ce la facevo che avrei voluto fermarmi,che mancava ancora troppo all’arrivo.Ma puo’ essere che il Manzo si fermi?”Cu lla minkia”mi son detto e pian piano ho ripreso recuperando un po’nei tratti in piano.L’ultimo ristoro era al 55mo km sembra facile pensare”dai mancano solo 10 km”ma dopo averni fatti già 55 ed essere da circa 6 ore e mezzo sulle gambe non è proprio cosi.Da quel momento in poi ho vissuto in trance,non sentivo piu’ niente,avevo solo male alla regione lombare e la testa in una bolla,non riuscivo piu’ a girarla,avevo lo sguardo piantato per terra a massimo 20 mt dai miei piedi.Da quel momento in poi ho fatto un monologo con mia mamma,le ho detto cose mai dette,espresso pensieri profondi,e le ho chiesto la forza per andarea avanti.Lei era una combattente,sarebbe stata una fortissima trailer!Scoccano le 8 ore ed il mio gps segna 65 km,avrei dovuto tagliare il traguardo ma invece ero su un’impervia salita,con un passaggio tecnico dove bisognava sorreggersi ad un cavo di metallo tirato sulla roccia con un burrone da una parte ed un signore della protezione civile che prestava assistenza!Raggiungo un altro concorrente che borbottava e guardava il suo gps,lo guardo e mi fa:zio can(non proprio zio)el gps me da 65 chiometri e semo ncora qui drio fare a salita,e non se vede neanca Vicensa!Ci diamo forza e continuiamo insieme quando dopo 2 km cominciamo a vedere l’abitato della città.Lui aveva già fatto la gara quindi da quel momento mi ha fatto da navigatore.”sta tento che ora rivemo al santuario de Monte Berico,ghe se da far circa 300 scaini in discesa fa pian che se sbrissia(scivola)”Omminkia,ancora discesa,ancora scale!!!!Giu’dalla discesa i vigili urbani che bloccano il traffico ed un organizzatore che ci incita,dai che ormai è finita!”Ormai un casso,gavemo fatto quasi 4 chiometri in piu’,ostia”.Ormai ci siamo entriamo in centro storico dove una folla mai vista ci batte il cinque,ci applaude ci fotografa…..comincio a sentire la musica a palla che proviene dalla piazza,ormai non so nemmeno dove sono,vedo soltanto i riflettori e l’arco dell’arrivo,adesso è davvero finita!!!!Tempo finale 8 ore e 30 minuti nonostante il chilometraggio ed il dislivello superiori.La gente ti abbraccia,continua ad incoraggiarti,ti considera un eroe.Gli eroi sono altri pero’ posso dirVi che finire una gara cosi lunga e cosi impegnativa(ce ne sono di molto piu’ dure e piu’impegnative che ho già messo in calendario),dove la fatica,il dolore fisico,i pensieri mettono a dura prova l’integrita psicologica.Superata una certa distanza è solo la testa che ti spinge ad andare avanti.Il corpo dice basta,vuole fermarsi,entra in gioco una sorta di freno automatico che continua a chiederti pietà,ti supplica di non andare avanti.E’ questa battaglia con se stessi che rende speciale un’avventura del genere.Come ho già detto siete stati nei miei pensieri e credetemi,quello che ho fatto è stato anche grazie a Voi che mi avete sostenuto,mi avete seguito ed incoraggiato.

Grazie ancora a tutti Voi!Domani riposo e massaggio,da martedi si ricomincia con allenamenti e tabelle

Ultime news sulla Corsa della Merla

logo merla

Domenica 03 Febbraio

Ritrovo presso Albergo “Il Cacciatore” – Via CASTELPIETRA 5 – 38054 TONADICO/PRIMIERO TRENTINO-ALTO-ADIGE

Partenza della passeggiata/corsa sociale de “I Lupi Team” alle ore 9.00, arrivo previsto alle ore 12/12.30.

Per chi vorrà, all’arrivo, si potrà far uso delle docce del vicino campeggio Castelpietra, 500mt dall’albergo, al costo di euro 3.

Vista la presenza di neve si consiglia di dotarsi di calzature adeguate, scarpe chiodate o con ramponcini (Massimo ne porterà alcuni pezzi per chi li volesse acquistare).

Per chi invece vuole ciaspolare sono disponibili, su prenotazione entro mercoledì, le Ciaspole al costo di euro 5.

Le Ciaspole, al momento, sono comunque consigliate, salvo aggiornamenti, del fine settimana, sul Meteo.

Alle ore 13.00, circa, inizierà il pranzo presso l’albergo “Il Cacciatore”. A seguire la lotteria, con ricchi premi!

Il pranzo sarà con menù fisso, composto da un piatto tipico, dolce, caffè e bevande.

Il costo del pranzo è di euro 17, euro 10 per i bambini sotto i 10 anni.

A Domenica!